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Prenotazione appuntamento per la Carta d’Identità Elettronica a Roma: gli orari per trovare disponibilità

Prenotazione appuntamento per la Carta d’Identità Elettronica a Roma: gli orari per trovare disponibilità

A nove anni dall’inizio del rilascio della nuova Carta d’Identità Elettronica (CIE), a Roma ancora è una impresa pressoché impossibile trovare disponibilità nei quindici Municipi della Capitale: a fronte delle periodiche ed episodiche denunce da parte dei mezzi di informazione, il Comune si limita a pubblicizzare i cosiddetti Open Day, ovvero le aperture nei fine settimana di alcuni Municipi a turno, e dei tre ex Punti di Informazione Turistica, su appuntamento da prenotare a partire dalle ore 9 del venerdì precedente.

Una volta esaurite quelle disponibilità, il sito rimanda il seguente avviso, uguale per tutte le sedi dei quindici Municipi:
La sede non offre al momento disponibilità per prenotare un appuntamento. Si prega di riprovare in un secondo momento, altri cittadini potrebbero cancellare nel frattempo il loro appuntamento.

Poi però si viene casualmente a sapere, da un avviso affisso nella bacheca di un Municipio, che esiste un Orario di caricamento degli appuntamenti in Agenda CIE, articolato per i vari Municipi:

Municipio I, III, VII, X e XIV: dalle ore 7:00

Municipio IV, VI, IX, XII e XV: dalle ore 12:00

Municipio II, V, VIII, XI e XIII: dalle ore 16:00

Attualmente vengono pubblicate ogni giorno le disponibilità a 42 giorni (un mese e mezzo).

L’Associazione Comma 22 ha chiesto al Comune di Roma Capitale di dare diffusione dell’orario di caricamento degli appuntamenti sul sito, così da alleviare i disagi dei cittadini che non riescono a trovare risposta da parte dell’amministrazione.
Resta ovviamente il problema per quanti non hanno mezzi e capacità per collegarsi negli orari individuati dal Comune: per questo l’Associazione Comma 22 è disponibile presso la sede di via Barbana, 57, nelle giornate di lunedì (dalle 16 alle 19) e venerdì (dalle 10 alle 13) o prendendo un appuntamento al n. 327 8815621, per offrire assistenza gratuita per la prenotazione.

Scritto da: Comma22
Fine del mercato tutelato per i cittadini, le tutele restano per le imprese

Fine del mercato tutelato per i cittadini, le tutele restano per le imprese

Nel lungo percorso verso la liberalizzazione del mercato dell’energia nel nostro Paese, dal 1° luglio, dopo vari rinvii, è prevista la fine del mercato tutelato, meglio, del Servizio di Maggior Tutela per gli utenti del servizio elettrico.
In realtà la definizione di <mercato> è impropria, in quanto le condizioni economiche sono definite all’inizio di ogni trimestre dall’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA), valide per i tre mesi successivi, e basate su proiezioni dei prezzi all’ingrosso per tale periodo.
Per 22 milioni di utenti del servizio elettrico domestico, su 30 milioni complessivi (dati ARERA), che sono già usciti dal Servizio di Maggior Tutela avendo sottoscritto un contratto nel mercato libero, non cambierà molto.
In realtà il Servizio di Maggior Tutela resterà infatti per gli utenti cosiddetti <vulnerabili>, per condizioni economiche, disabilità, presenza di apparecchiature salvavita, o semplicemente per età (75 anni), che sono circa quattro milioni e mezzo di utenti domestici del servizio elettrico.
La situazione cambierà invece per i circa tre milioni e mezzo di utenti cosiddetti <non vulnerabili> rimasti nel Servizio di Maggior Tutela, che passeranno al Servizio a Tutele Graduali.
Per questi cambierà innanzitutto il fornitore del servizio, che sarà quello che si è aggiudicato le utenze attive in uno dei 26 lotti nei quali è stato suddiviso il paese nelle aste svoltesi a gennaio. Solo dopo il 1° luglio il nuovo fornitore invierà all’utente una comunicazione con le seguenti informazioni:
– riferimenti dell’esercente (sito web e contatti);
– motivo e data di attivazione del servizio e le condizioni di erogazione;
– modalità di spedizione delle bollette;
– diritto di recesso dal contratto.
Si spera che tra le condizioni di erogazione siano comprese anche le condizioni economiche.
L’aspetto più paradossale è che, come dichiarato dall’ARERA, gli attuali utenti del Servizio di Maggior Tutela che, non avendo scelto di passare al mercato libero, passeranno al Servizio a Tutele Graduali, otterranno un prezzo dell’energia a Kwh minore di circa 131 euro medi annui rispetto agli utenti <vulnerabili> che resteranno nel Servizio di Maggior Tutela!
Solo in extremis il Governo ha cercato di mettere una toppa a una situazione così paradossale esprimendo il 27 giugno, a tre giorni dalla scadenza, parere favorevole a una risoluzione che impegna il Governo ad attivare ogni iniziativa di competenza, di carattere normativo o regolamentare, volta a prevedere la facoltà, per i clienti vulnerabili anche serviti in regime di tutela, di aderire al servizio a tutele graduali.

Al di là delle modalità con le quali è stata finora gestita la vicenda, con aspetti assai discutibili come l’assegnazione degli utenti ai nuovi fornitori, il problema di fondo che emerge è che nonostante il 74 per cento degli utenti sia passato al mercato libero, tuttora le tariffe offerte dal mercato libero sono costantemente superiori a quelle del servizio di maggior tutela, cosa che ha spinto per anni semplicemente a rinviare la fine del mercato tutelato.
Al di là della considerazione se sia veramente ineluttabile la fine di un mercato tutelato, che pure sembra continuare ad esistere senza grossi problemi in altri paesi europei, si possono fare alcune considerazioni sul perché la liberalizzazione del mercato non abbia finora avuto effetti sul livello delle tariffe.
La prima considerazione riguarda il meccanismo di determinazione del prezzo finale all’utente: un costo spacchettato in quattro voci (materia energia, trasporto energia e gestione del contatore, oneri di sistema, imposte), per lo più variabili e assai poco trasparenti, rende inconfrontabili le offerte; la concorrenza nel settore delle tariffe telefoniche è stata efficace nella misura in cui si è arrivati a una semplificazione drastica delle offerte.
La seconda riguarda il numero spropositato di operatori: settecento operatori nel settore non sono un aiuto alla concorrenza, ma una zavorra che fa aumentare i costi a carico di tutti gli utenti.
In questo senso la tutela, maggiore o graduale, sembra essere stata orientata da parte dell’ARERA verso le imprese del settore anziché verso gli utenti del servizio.

Scritto da: Comma22
Dopo tre anni il Governo si ricorda del divario digitale per giustificare altri soldi alle imprese

Dopo tre anni il Governo si ricorda del divario digitale per giustificare altri soldi alle imprese

Abbiamo più volte cercato di documentare come la digitalizzazione nel nostro paese sia guidata dagli interessi delle imprese private del settore anziché dall’obiettivo di semplificare la vita ai cittadini.

Basti pensare che lo SPID – unico paese in tutta Europa – è stato reso obbligatorio visto che non era stato scelto volontariamente dai cittadini, e che, mentre all’inizio non prevedeva costi, ora attinge risorse del bilancio pubblico.
Una ulteriore prova di quanto disinteresse ci sia nei confronti delle esigenze dei cittadini si può trovare nel decreto legge 19/2024, ora legge 56/2024, che all’articolo 201 interviene di nuovo sul Sistema di Gestione delle Deleghe; interviene di nuovo perché il Sistema di Gestione Deleghe è stato istituito tre anni fa con il decreto legge 31 maggio 2021, n. 772.

Infatti il Governo, nel momento in cui rendeva obbligatorio l’accesso con SPID ai servizi online delle pubbliche amministrazioni, si preoccupò di prevedere la possibilità, per chi non era in grado di utilizzare le cosiddette identità digitali, di delegare una persona di fiducia ad accedere e operare per suo conto, tant’è che la norma (art. 38) reca “Misure per la diffusione delle comunicazioni digitali delle pubbliche amministrazioni e divario digitale. Anche in questo caso la previsione è rimasta solo sulla carta, perché alla norma, in tre anni, non ha fatto seguito alcuna attuazione.
Se si confrontano le due versioni,
quella iniziale e quella ora reiterata, non emergono grandi differenze, se non per gli aspetti finanziari: tre anni fa si prevedeva un’attuazione a risorse invariate, ora vengono stanziati un milione e mezzo circa di euro per l’anno 2024 e tre milioni di euro per l’anno 2025. Quello che fa apparire scandalosa la vicenda è che il Poligrafico dello Stato, cui resta affidata la gestione del sistema, possa aver bloccato l’attuazione della norma in assenza di ulteriori nuovi finanziamenti: va infatti ricordato che per l’emissione della nuova carta di identità elettronica (44.208.297 CIE emesse a oggi) il Poligrafico dello Stato ha incassato, grazie al costo esorbitante della CIE (euro 16,79 al netto di euro 5,38 destinati ai Comuni), la somma di più di 742 milioni di euro.
C’è ancora un aspetto preoccupante
che riguarda la sorte delle deleghe già attivate dai cittadini per l’accesso ai servizi online di quelle pubbliche amministrazioni, come INPS e Agenzia delle Entrate, che, di fronte alla mancata attuazione della norma di tre anni fa, hanno pensato bene di attivare propri sistemi di delega.

1
Legge 29 aprile 2024, n. 56
Art. 20 –
Modifiche al codice dell’amministrazione digitale

1. Al codice dell’amministrazione digitale di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, sono apportate le seguenti modificazioni:

d) l’articolo 64-ter è sostituito dal seguente:
«Articolo 64-ter (Piattaforma di gestione deleghe). – 1. Il cittadino iscritto ((nell’ANPR)) può delegare l’accesso ai servizi in rete erogati dalle pubbliche amministrazioni che richiedono ((l’identificazione informatica a)) non più di due soggetti iscritti ((nell’ANPR)), titolari dell’identità digitale di cui all’articolo 64, comma 2-quater, con livello di sicurezza almeno significativo.
2. ((Il cittadino presenta la delega di cui al comma 1)) tramite la piattaforma di cui al comma 5, mediante una delle modalità previste dall’articolo 65, comma 1, o recandosi presso gli uffici del comune di residenza. La delega è revocabile in ogni momento. Il delegante viene puntualmente informato dalla piattaforma di cui ((al comma 5 dell’esercizio)) della delega da parte del delegato.
3. Per i soggetti sottoposti alle forme di tutela previste dal codice civile nei casi di incapacità totale o parziale a provvedere ai propri interessi, il Ministero della giustizia rende disponibile ((nella piattaforma)) di cui al comma 5, per il tramite della piattaforma di cui all’articolo 50-ter, le informazioni, ove disponibili in formato digitale idoneo, relative alla qualifica di tutore, di curatore o di amministratore di sostegno del soggetto che richiede l’accesso ai servizi in rete quale rappresentante del soggetto tutelato.
4. I gestori di identità digitale, tramite la piattaforma di cui al comma 5, verificano l’esistenza di eventuali deleghe ((conferite)) al cittadino che effettua l’accesso ai servizi in rete erogati dalle pubbliche amministrazioni.
5. Ai fini di cui al comma 1, l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A. realizza, gestisce e cura la manutenzione della piattaforma per la gestione delle deleghe. L’accesso ai dati attraverso la piattaforma non modifica la disciplina relativa alla titolarità del trattamento, ferme restando le specifiche responsabilità ai sensi dell’articolo 28 del regolamento (UE) 2016/679 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 aprile 2016, in capo all’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A., nonché le responsabilità dei soggetti che trattano i dati in qualità di titolari autonomi del trattamento. La realizzazione della piattaforma di cui al primo periodo rientra nel programma «Servizi digitali e cittadinanza digitale» del PNC di cui all’articolo 1, comma 2, lettera a), numero 1), del decreto-legge 6 maggio 2021, n. 59, convertito, con modificazioni, dalla legge 1° luglio 2021, n. 101.
6. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri ovvero dell’Autorità politica delegata in materia di innovazione tecnologica, ove nominata, adottato di concerto con il Ministro della giustizia, sentiti il Garante per la protezione dei dati personali e l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, sono definiti le caratteristiche tecniche, l’architettura generale, i requisiti di sicurezza, le modalità di funzionamento della piattaforma di cui al comma 5, nonché le tipologie di dati oggetto di trattamento e, in generale, le modalità e le procedure per assicurare il rispetto dell’articolo 5 del regolamento (UE) 2016/679.
7. Agli oneri derivanti dalla progettazione, realizzazione e graduale messa a disposizione della piattaforma di cui al comma 5, pari a 1.589.784 euro per l’anno 2024 ed a 3.070.216 euro per l’anno 2025, si provvede a valere sulle risorse assegnate, nell’ambito del Fondo complementare al PNRR, per l’Investimento 1.4 della Missione 1, Componente 1 ((,)) di titolarità della struttura della Presidenza del Consiglio dei ministri competente per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale.».

2
Decreto legge 31 maggio 2021, n. 77
Art. 38 –
(Misure per la diffusione delle comunicazioni digitali delle pubbliche amministrazioni e divario digitale)

2. Al fine di semplificare e favorire l’utilizzo del domicilio digitale e dell’identità digitale e l’effettivo esercizio del diritto all’uso delle nuove tecnologie, al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, sono apportate le seguenti modificazioni:

c) dopo l’articolo 64-bis, è aggiunto il seguente:
“Art. 64-ter (Sistema di gestione deleghe)
1. È istituito il Sistema di gestione deleghe (SGD), affidato alla responsabilità della struttura della Presidenza del Consiglio dei ministri competente per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale.
2. Il SGD consente a chiunque di delegare l’accesso a uno o più servizi a un soggetto titolare dell’identità digitale di cui all’articolo 64, comma 2-quater, con livello di sicurezza almeno significativo. La presentazione della delega avviene mediante una delle modalità previste dall’articolo 65, comma 1, ovvero presso gli sportelli di uno dei soggetti di cui all’articolo 2, comma 2, presenti sul territorio. Con il decreto di cui al comma 7 sono disciplinate le modalità di acquisizione della delega al SGD.
3. A seguito dell’acquisizione della delega al SGD, è generato un attributo qualificato associato all’identità digitale del delegato, secondo le modalità stabilite dall’AgID con Linee guida.
Tale attributo può essere utilizzato anche per l’erogazione di servizi in modalità analogica.
4. I soggetti di cui all’articolo 2, comma 2, sono tenuti ad accreditarsi al SGD.
5. Per la realizzazione, gestione e manutenzione del SGD e per l’erogazione del servizio, la struttura della Presidenza del Consiglio dei ministri competente per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale si avvale dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A. I rapporti tra la struttura di cui al precedente periodo e l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A. sono regolati, anche ai sensi dell’articolo 28 del regolamento (UE) 2016/679 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 27 aprile 2016, con apposita convenzione.
6. La struttura della Presidenza del Consiglio dei ministri competente per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale è il titolare del trattamento dei dati personali, ferme restando, ai sensi dell’articolo 28 del regolamento (UE) 2016/679, le specifiche responsabilità ((spettanti)) all’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A. e, nel caso previsto dal comma 2, ai soggetti di cui all’articolo 2, comma 2.
7. Fermo restando quanto previsto dal decreto di cui all’articolo 64, comma 2-sexies, relativamente alle modalità di accreditamento dei gestori di attributi qualificati, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, adottato di concerto con il Ministro dell’interno, ((sentiti)) l’AgID, il Garante per la protezione dei dati personali e la Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono ((definiti)) le caratteristiche tecniche, l’architettura generale, i requisiti di sicurezza, le modalità di acquisizione della delega e di funzionamento del SGD. Con il medesimo decreto, inoltre, sono individuate le modalità di adesione al sistema nonché le tipologie di dati oggetto di trattamento, le categorie di interessati e, in generale, le modalità e procedure per assicurare il rispetto dell’articolo 5 del regolamento (UE) 2016/679.
8. All’onere derivante dall’attuazione della presente disposizione si provvede con le risorse disponibili a legislazione vigente.”;

Scritto da: Comma22
DONA IL 5 PER 1000 A COMMA 22 PER DIFENDERE I TUOI DIRITTI

DONA IL 5 PER 1000 A COMMA 22 PER DIFENDERE I TUOI DIRITTI

Per aiutarci a difendere i tuoi diritti dagli abusi della pubblica amministrazione e dei gestori di servizi pubblici, puoi destinare il cinque per mille dell’Irpef all’associazione Comma 22 odv: non ti costa nulla, devi solo compilare il modello 730-1, oppure le analoghe schede per la destinazione del cinque per mille allegate al modello redditi persone fisiche o alla certificazione unica, per tutti coloro che sono dispensati dall’obbligo di presentare la dichiarazione.

Per destinare il tuo 5 per 1000 a Comma 22 odv:

  • compila la scheda per la destinazione del 5 per mille;
  • firma nel riquadro indicato come “SOSTEGNO DEGLI ENTI DEL TERZO SETTORE ISCRITTI NEL RUNTS, DI CUI ALL’ART. 46, C. 1, DEL D.LGS. 3 LUGLIO 2017, N. 117, COMPRESE LE COOPERATIVE SOCIALI ED ESCLUSE LE IMPRESE SOCIALI COSTITUITE IN FORMA DI SOCIETA’, NONCHE’ SOSTEGNO DELLE ONLUS ISCRITTE ALL’ANAGRAFE”;
  • indica nel riquadro il codice fiscale di Comma 22 odv: 97882570589.
Scritto da: Comma22
CIE e IT Wallet: come buttare soldi in progetti inutili invece di risolvere i problemi dei cittadini

CIE e IT Wallet: come buttare soldi in progetti inutili invece di risolvere i problemi dei cittadini

Da otto anni è iniziato il rilascio della nuova Carta d’Identità Elettronica (CIE), che ha sostituito la carta d’identità cartacea, rilasciata a vista dai Comuni; e sono quasi otto anni che la procedura per ottenere la CIE è una odissea per i cittadini, soprattutto per coloro che non hanno accesso a internet e sono costretti a rivolgersi ai patronati per poter richiedere un documento indispensabile per legge.

La situazione più grave è quella del Comune di Roma, dove la richiesta della carta d’identità elettronica non è nemmeno più una lotteria: secondo il Comune il cittadino dovrebbe mettersi davanti al computer ad aspettare che qualcuno rinunci all’appuntamento, in qualsiasi municipio. Questo vuol dire che il cittadino che non ha accesso a internet non può neanche rivolgersi ai patronati; le uniche possibilità, per chi ha accesso a internet, sono quelle dei cosiddetti open day, cui bisogna provare a prenotarsi tra le 9 e le 10 del venerdì, solo un’ora per prenotare!

Non solo il Governo non si preoccupa affatto dei cittadini, ma lancia sulle televisioni una campagna di promozione della carta d’identità elettronica, CIE già, finalizzata a incentivare le richieste dei cittadini – per i fortunati che ci riescono -.

Non solo, invece di modificare le procedure farraginose per presentare la richiesta della carta d’identità elettronica, immodificate da anni, e principale causa dei ritardi di mesi nei Comuni dove si può richiedere, il Governo con il decreto legge n. 19 del 2024 (art. 20 – Modifiche al codice dell’amministrazione digitale) appena approvato definitivamente dal Parlamento, stanzia 300 milioni di euro per l’applicazione del portafoglio elettronico, IT Wallet.

Il progetto è una anticipazione del progetto europeo EUDI Wallet, già finanziato con 37 milioni di euro dalla Commissione Europea cui stanno lavorando quattro consorzi di imprese private; il Governo con questo decreto aggiunge ulteriori risorse per un progetto del quale si fa fatica a capire l’utilità: si tratterebbe in sostanza di una applicazione nella quale vengono custoditi i dati della carta d’identità elettronica e dello SPID, alla quale si può accedere con la carta d’identità elettronica o con lo SPID, per fare le stesse cose che già si possono fare con la CIE o con SPID. In futuro saranno inseriti anche i dati della patente di guida.

Anche in questo caso l’obiettivo del Governo è elargire soldi ai privati anziché risolvere i problemi dei cittadini[1].

[1] Per capire l’assurdità dei 300 milioni di euro stanziati (a fronte dei 37 milioni della Commissione), del coinvolgimento dei privati e dei tempi di realizzazione, basta dare uno sguardo al contenuto del decreto.
Il Sistema di portafoglio digitale italiano, Sistema IT-Wallet intende valorizzare e rafforzare l’interoperabilità tra le banche dati pubbliche attraverso la Piattaforma Digitale Nazionale Dati (PDND), prevista all’articolo 50-ter, e favorire la diffusione e l’utilizzo di servizi in rete erogati da soggetti pubblici e privati.
AgID, insieme alle istituzioni competenti (di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e con il Ministro per la pubblica amministrazione, sentite l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, per i profili di competenza, e la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano) ha approvato linee guida rispetto “ai servizi resi disponibili alle pubbliche amministrazioni e ai soggetti privati accreditati, sia in qualità di erogatori di servizi, sia in qualità di erogatori di attestazioni elettroniche relative a prerogative, caratteristiche, licenze o qualità di persone fisiche e giuridiche gli standard tecnici adottati per garantire interoperabilità del Sistema IT-Wallet con le banche dati e i sistemi informativi della pubblica amministrazione e dei soggetti privati accreditati; le misure da adottare sul piano tecnico e organizzativo per assicurare livelli di affidabilità, disponibilità’ e sicurezza adeguati al Sistema IT-Wallet.
Nelle more della piena funzionalità del Sistema IT Wallet, sono rese disponibili, a richiesta, attraverso il punto di accesso telematico di cui all’articolo 64-bis, le versioni digitali della Tessera sanitaria – Tessera europea di assicurazione di malattia (TS/TEAM), della patente di guida mobile e della Carta europea della disabilità.
Entro il 2025 il Ministero dell’università e della ricerca trasmette all’ANIS (Anagrafe nazionale dell’istruzione superiore) i dati relativi ai titoli di studio conseguiti, acquisiti nell’Anagrafe nazionale degli studenti, dei diplomati e dei laureati degli istituti tecnici superiori e delle istituzioni della formazione superiore.

Scritto da: Comma22
Incontro con l’Assessore Catarci sulle richieste della CIE a Roma, la risposta è: Ritenta, sarai più fortunato

Incontro con l’Assessore Catarci sulle richieste della CIE a Roma, la risposta è: Ritenta, sarai più fortunato

Dopo la nostra denuncia sulle difficoltà che i cittadini incontrano per richiedere il rilascio della carta d’identità elettronica (CIE) a Roma, lo scorso 12 febbraio abbiamo avuto un incontro con l’Assessore Andrea Catarci e il Direttore del Dipartimento Servizi Delegati di Roma Capitale.
Nell’incontro abbiamo rappresentato l’attuale situazione del sistema di prenotazione degli appuntamenti per la richiesta della CIE, che vede otto città metropolitane utilizzare prevalentemente altre procedure informatiche gestite in proprio, anziché il sistema gestito dal Ministero dell’Interno, e abbiamo chiesto il motivo per cui Roma Capitale abbia scelto di continuare a utilizzare la procedura del Ministero dell’Interno, peraltro farraginosa e complicata per gli utenti.
Non essendo l’Assessore a conoscenza delle scelte operate dalle altre città metropolitane, abbiamo avuto la rassicurazione che saremmo stati informati sull’esito della verifica che avrebbe effettuato l’Assessorato.
Dopo un mese dall’incontro, su nostra sollecitazione, l’Assessorato ha risposto senza fare alcun cenno alla verifica promessa sulle scelte operate dalle altre città metropolitane di abbandonare il sistema Agenda CIE.
L’Assessorato, nel confermare la scelta di Roma Capitale di mantenere quel sistema, ha risposto di aver richiesto al Ministero dell’Interno modifiche “che possano rendere più performante la piattaforma Agenda CIE”; tra queste, la più comprensibile sembra essere “la pubblicazione di una messaggistica di servizio di chiaro ed intellegibile contenuto per l’utenza che richiami la dinamicità del sistema di prenotazione e la mutevolezza degli appuntamenti disponibili”: in sostanza, un messaggio al cittadino che non trova alcuna disponibilità per la presentazione della richiesta della CIE del tipo <ritenta, sarai più fortunato>.
Questo è il tipo di rapporto col cittadino che ha in mente l’amministrazione di Roma Capitale, il cittadino, che avrebbe il diritto ad avere un servizio efficiente, dovrebbe stare davanti al computer ad aspettare che si liberi un appuntamento grazie alla rinuncia da parte di qualche altro cittadino, in un Municipio qualsiasi, magari dalla parte opposta della città, senza tener conto di chi non ha accesso a internet, di chi magari chiede aiuto ad associazioni come la nostra, che non possono fornire alcun aiuto.

Nel frattempo avevamo attivato una richiesta di accesso civico generalizzato nei confronti dei quindici municipi di Roma Capitale per cercare di capire quali sono i motivi del grave disservizio.
In sostanza, quello che emerge è che ogni Municipio mette a disposizione gli appuntamenti sul sistema Agenda CIE con propri criteri e periodicità, da una settimana a tre mesi, con la conseguenza che le scarse disponibilità si esauriscono in brevissimo tempo, così come gli open day periodici, e non si riesce mai a trovare una data utile.
Tra l’altro, l’assoluta assenza di trasparenza nella gestione degli appuntamenti da parte dei quindici Municipi di Roma Capitale, sta creando le condizioni ottimali per fenomeni di corruzione già segnalati sulla stampa.

In questa situazione, la nostra associazione sta valutando di intraprendere un’azione legale per denunciare Roma Capitale per omissione di atti di ufficio.

Scritto da: Comma22
Chiedere la Carta d’Identità Elettronica (CIE) a Roma è una lotteria

Chiedere la Carta d’Identità Elettronica (CIE) a Roma è una lotteria

Sul sito del Comune di Roma, alla pagina Carta d’Identità Elettronica si può leggere:
Prenotare l’appuntamento per il rilascio della Carta di Identità Elettronica è facile grazie alla piattaforma del Ministero dell’Interno “Prenotazioni CIE” disponibile all’indirizzo prenotazionicie.interno.gov.it

Purtroppo, andando sulla piattaforma del Ministero dell’Interno, si trovano solo due disponibilità, al municipio XIII dopo 295 giorni (22/11/2024) e al municipio XIV dopo 341 giorni (7/1/2025).
Per tutte le altre 42 sedi principali e locali dei municipi e punti di informazione turistica (PIT) abilitati ad accettare le richieste della CIE, compare la seguente nota:
La sede non offre al momento disponibilità per prenotare un appuntamento. Si prega di riprovare in un secondo momento, altri cittadini potrebbero cancellare nel frattempo il loro appuntamento. Per ulteriori informazioni inerenti alla mancanza di disponibilità si prega di far riferimento direttamente alla sede.

Chiamando lo 060606, la risposta che si riceve è di tenere d’occhio il sito del Comune di Roma, dove vengono annunciati cosiddetti open day, nei quali a turno alcuni municipi e alcuni Punti di Informazione Turistica (PIT) accettano le richieste della CIE nella giornata di sabato (gli sportelli dei Municipi) e anche di domenica mattina (i PIT). Attenzione però, per poter presentare la richiesta di CIE bisogna prenotarsi sulla piattaforma del Ministero dell’Interno il giorno prima, venerdì, a partire dalle 9: solo i più veloci potranno aggiudicarsi la possibilità di richiedere la CIE, come se fosse un premio e non un diritto.

Risulta incomprensibile come a distanza di anni dall’avvio del rilascio della nuova Carta d’Identità Elettronica, con 41.794.709 CIE rilasciate, una spesa per i cittadini che sta per raggiungere la cifra di un miliardo di euro, nonostante ripetute denunce dei ritardi in trasmissioni televisive (https://www.comma22.it/la-carta-didentita-elettronica-in-prima-serata/) o sull’informazione specializzata (https://www.agendadigitale.eu/cittadinanza-digitale/carte-didentita-elettronica-le-attese-nelle-principali-citta-per-averla/) non si sia stato possibile modificare procedure, organizzazione del lavoro, programmi, così da garantire un servizio degno di un paese civile.

Per la situazione non più sostenibile che si venuta a creare a Roma, l’Associazione Comma 22 ha richiesto un incontro all’Assessore alle Politiche del Personale, al Decentramento, Partecipazione e Servizi al Territorio per la Città dei 15 minuti, Andrea Catarci.

Scritto da: Comma22
Pagamento della Tassa Rifiuti: l’AMA Roma ripristina la domiciliazione bancaria

Pagamento della Tassa Rifiuti: l’AMA Roma ripristina la domiciliazione bancaria

Nel 2020 avevamo denunciato l’assurda decisione del Comune di Roma (allora guidato da Virginia Raggi) di impedire il pagamento della Tariffa Rifiuti tramite la domiciliazione bancaria, motivato dal passaggio al più complicato e oneroso sistema PagoPA; avevamo anche promosso una raccolta di firme denunciando la falsità e irragionevolezza della motivazione.
Anche l’anno scorso, in occasione dell’ennesimo invio in ritardo degli avvisi di pagamento da parte dell’AMA, avevamo reiterato la richiesta di ripristinare la possibilità di pagare con la domiciliazione bancaria.

Ora scopriamo che l’AMA ha deciso – inspiegabilmente in sordina, nessuna email di informazione è stata inviata alle migliaia di utenti registrati – di ripristinare la possibilità di domiciliazione bancaria per il pagamento della Ta.Ri., che sarà attivato a partire dalla prossima rata relativa al secondo semestre 2023 per quanti autorizzeranno il pagamento entro la fine del mese di ottobre.

Abbiamo chiesto all’AMA di informare gli utenti registrati e di utilizzare l’invio dei prossimi avvisi di pagamento per far conoscere questa possibilità, quanto mai utile per gli utenti.

Scritto da: Comma22
Il Sottosegretario Butti ha mentito al Parlamento? Il Senatore Magni presenta una interrogazione sul rinnovo delle convenzioni SPID

Il Sottosegretario Butti ha mentito al Parlamento? Il Senatore Magni presenta una interrogazione sul rinnovo delle convenzioni SPID

Il Senatore Tino Magni (Alleanza Verdi e Sinistra) ha presentato una interrogazione parlamentare sulle dichiarazioni del Sottosegretario Alessio Butti in merito alle convenzioni con i gestori del Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID).

Già a febbraio 2023 avevamo denunciato la campagna orchestrata dai gestori di SPID per ottenere dallo Stato risorse che si erano impegnati a non chiedere al momento dell’avvio del progetto SPID.
A dar man forte ai gestori di SPID era intervenuto il Sottosegretario Butti, che per mesi ha parlato di convenzioni scadute il 31 dicembre 2022, e di una fantomatica proroga delle stesse al 23 aprile 2023, guarda caso alla scadenza per la conversione in legge del decreto legge 24 febbraio 2023, n. 13. Per questo l’associazione Comma 22 aveva presentato a fine febbraio una richiesta di accesso civico all’Agenzia per l’Italia Digitale ( AGID), per sapere in base a quale atto i gestori SPID continuassero a gestire il servizio, se veramente le convenzioni fossero scadute.
Sotto la minaccia di un blocco dei servizi pubblici, il Parlamento si è affrettato ad approvare un emendamento governativo che ha assegnato 40 milioni di euro agli identity provider.
Solo dopo l’approvazione della norma che ha destinato ai gestori di SPID 40 milioni di euro (art. 18bis decreto legge 24 febbraio 2023, n. 13), l’AGID ha risposto alla nostra richiesta di accesso civico con una nota, a firma della Responsabile della Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza Caterina Flick, nella quale si evidenzia che le convenzioni che regolano i rapporti con i gestori sono quelle pubblicate sul sito di AGID, che “risultano tuttora vigenti in quanto nelle stesse è previsto il tacito rinnovo alla scadenza”.
La nota di AGID rappresenta una clamorosa smentita di quanto affermato dal sottosegretario di Stato Alessio Butti in risposta alla interpellanza presentata dalla on.le Chiara Appendino:
Ritengo doveroso, in questa sede, ricordare che, sin dal mio insediamento, ho manifestato la massima attenzione al tema dell’identità digitale, lavorando da subito, con AGID, alla proroga delle convenzioni, che, come tutti sappiamo, erano in scadenza il 31 dicembre. Le abbiamo prorogate fino al 23 aprile e lo saranno ulteriormente”.
Ora, sulle dichiarazioni del Sottosegretario Butti smentite dall’AGID, il Senatore Tino Magni ha presentato una interrogazione scritta:

MAGNI – Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri per la pubblica amministrazione e dell’economia e delle finanze. –
Premesso che:
con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 24 ottobre 2014, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 285 del 9 dicembre 2014 si è data attuazione al Sistema Pubblico di Identità Digitale (in acronimo SPID), sistema unico di accesso con identità digitale ai servizi online della pubblica amministrazione italiana e dei privati aderenti, introdotto per ovviare al fatto che il moltiplicarsi di servizi online costringeva i cittadini ad avere un numero sempre crescente di credenziali di accesso;
l’identità SPID si ottiene facendone richiesta a uno degli identity provider (gestori di identità digitale), che è possibile scegliere liberamente fra quelli autorizzati dall’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID);
dal 15 marzo 2016 i primi gestori di identità digitale hanno cominciato a rilasciare le prime identità SPID a cittadini e imprese richiedenti, in seguito, dal 2020 il DL “Semplificazione e innovazione digitale” lo impone alle Pubbliche Amministrazione come unico metodo di identificazione per l’accesso ai servizi digitali;
dopo anni di crescita esponenziale degli utenti, i dati dicono che in Italia, a inizio marzo 2023 ben 34.317.320 milioni di cittadini sono in possesso di Spid (+2 milioni in soli 6 mesi), con rilasci e accessi in continuo aumento, da notizie di stampa, si è appreso della possibilità che lo strumento stesso venisse abbandonato dalla pubblica amministrazione in favore di un altro strumento similare non meglio precisato,
si è appreso altresì da fonti governative, della scadenza, fissata al mese di gennaio 2023 delle convenzioni tra il Governo e i gestori del Servizio Pubblico di Identità Digitale (SPID);
sempre da notizie di stampa si è appreso che tali convenzioni sarebbero state estese d’ufficio fino al 23 aprile 2023 e che l’Associazione Comma 22 avrebbe presentato una richiesta di accesso civico all’Agenzia per l’Italia Digitale (AGID) a fine febbraio, con l’intento di ottenere informazioni riguardanti il provvedimento o l’atto giuridico che permetteva ai gestori SPID di continuare a erogare il servizio;
alla Camera, l’On. Chiara Appendino ha presentato un’interpellanza urgente sulla questione (2/00109), alla quale il sottosegretario di Stato Alessio Butti ha risposto confermando che le convenzioni risultavano essere in scadenza e che erano state prorogate fino al 23 aprile 2023;
considerato che:
attraverso un emendamento governativo l’art. 18 bis decreto legge 24 febbraio 2023, n. 13 prevede la corresponsione di 40 milioni di euro ai gestori SPID;
in seguito all’approvazione del citato provvedimento, l’AGID avrebbe risposto alla richiesta di accesso civico, confermando la piena e attuale validità delle convenzioni, contraddicendo la dichiarazione del sottosegretario di Stato Butti.
Si chiede di sapere:
se la Presidente e il Ministro interrogati non ritengano necessario fornire ulteriori chiarimenti sulla vicenda, data la contraddizione tra le affermazioni del sottosegretario di Stato e la risposta di AGID;
quali iniziative intendano adottare per garantire la trasparenza nei rapporti con i gestori SPID e per informare adeguatamente il pubblico e le parti interessate su tali questioni.

Atto n. 4-00540 Pubblicato il 27 giugno 2023, nella seduta n. 81

Scritto da: Comma22
Trattativa Governo – gestori SPID: AGID smentisce il sottosegretario Butti

Trattativa Governo – gestori SPID: AGID smentisce il sottosegretario Butti

Nello scorso mese di febbraio l’associazione Comma 22 aveva denunciato l’assoluta mancanza di trasparenza nel modo in cui il Governo si stava confrontando con i gestori del Servizio Pubblico di Identità Digitale (SPID): le informazioni erano reperibili esclusivamente sulla stampa, dove si parlava di convenzioni scadute il 31 dicembre (nonostante nelle convenzioni fosse previsto il rinnovo tacito) e di una fantomatica proroga d’ufficio delle stesse fino al 23 aprile, senza un comunicato ufficiale da parte del Governo
Per questo l’associazione Comma 22 aveva presentato a fine febbraio una richiesta di accesso civico all’Agenzia per l’Italia Digitale ( AGID), per sapere in base a quale atto i gestori SPID continuassero a gestire il servizio.
Ora, a confronto concluso con l’approvazione di un emendamento governativo (art. 18bis decreto legge 24 febbraio 2023, n. 13) che elargisce 40 milioni di euro ai gestori SPID, l’AGID ha risposto alla richiesta di accesso civico con una nota, a firma della Responsabile della Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza Caterina Flick, nella quale si evidenzia che le convenzioni che regolano i rapporti con i gestori sono quelle pubblicate sul sito di AGID, che “risultano tuttora vigenti in quanto nelle stesse è previsto il tacito rinnovo alla scadenza”.
La nota di AGID rappresenta una clamorosa smentita di quanto affermato dal sottosegretario di Stato Alessio Butti in risposta alla interpellanza presentata dalla on.le Chiara Appendino:
“Ritengo doveroso, in questa sede, ricordare che, sin dal mio insediamento, ho manifestato la massima attenzione al tema dell’identità digitale, lavorando da subito, con AGID, alla proroga delle convenzioni, che, come tutti sappiamo, erano in scadenza il 31 dicembre. Le abbiamo prorogate fino al 23 aprile e lo saranno ulteriormente[1]”.
A questo punto appare difficile non definire come una colossale sceneggiata la trattativa tra Governo e gestori SPID, che avevano chiesto 50 milioni di euro per il rinnovo di convenzioni mai disdettate e per questo già rinnovate.
Del resto la norma che elargisce 40 milioni di euro ai gestori SPID, frutto del ricatto portato avanti da questi, non cita mai il rinnovo delle convenzioni, bensì la stipula di una convenzione per il raggiungimento di obiettivi aggiuntivi, peraltro decisamente vaghi se non coincidenti con quanto già previsto dalle convenzioni vigenti.
In questa situazione sarebbe doveroso da parte del Governo fornire una spiegazione sulla vicenda.

[1] Resoconto stenografico della seduta del 29 marzo 2023, risposta alla interpellanza urgente n. 2-00109 Camera

Scritto da: Comma22