Bonus mobilità, tante domande e allora la novità: la fila online. E alla prima prova di resistenza SPID fa fiasco.

Di Comma22 | 6 Novembre, 2020

Bonus mobilità, tante domande e allora la novità: la fila online. E alla prima prova di resistenza SPID fa fiasco.

Categoria: News

Solo in Italia può succedere di mettersi in fila on line.
Cosa è successo?
Il decreto legge <Rilancio> di luglio ha previsto un <bonus mobilità> fino a 500 euro per l’acquisto di una bici o di un monopattino.
Per gestire le domande di rimborso per chi aveva già effettuato l’acquisto dal 4 maggio al 2 novembre oppure le richieste di un voucher per chi aveva intenzione di farlo entro il 31 dicembre, il Ministero dell’Ambiente ha pensato bene di predisporre una procedura informatica per la ricezione delle richieste, da accettare fino a esaurimento dei fondi stanziati dalla legge (215 milioni di euro), messa in linea martedì 3 novembre.
Ovviamente, in questa maniera si è creato un <click day>, già sperimentato dall’INPS in occasione della presentazione delle richieste per il bonus babysitting e per l’indennità Covid 19 da 600 euro per i lavoratori autonomi; così centinaia di migliaia di utenti hanno aperto contemporaneamente l’applicazione, alle ore 9 del 3 novembre, e, per evidenti limiti dell’applicazione, sono stati messi in una coda virtuale, dove si poteva leggere di avere davanti 500.000/600.000 utenti.
Ma, dopo un’attesa di qualche ora, quando finalmente arrivava il turno per poter inserire i propri dati, ecco la beffa: non era possibile accedere perché era saltato il sistema di autenticazione tramite SPID, a partire dallo SPID rilasciato da Poste Italiane, fornitore dell’80% delle credenziali SPID. Ma anche SIELTE, il secondo identity provider, aveva il sistema in palla. Così lo sfortunato utente tornava alla casella di partenza, in fondo alla fila.
Ovviamente i più penalizzati sono stati quelli che l’acquisto l’avevano già effettuato e sono stati esclusi dal rimborso, essendo ormai esaurito lo stanziamento previsto dal decreto legge.
L’aspetto più grave è che il <crash> del sistema di autenticazione SPID ha impedito a catena l’accesso a tutti i siti delle pubbliche amministrazioni che hanno previsto SPID come unico strumento di accesso, peraltro in violazione delle norme che prevedono che ai servizi della pubblica amministrazione si possa accedere anche con la carta nazionale dei servizi e con la carta d’identità elettronica.
L’episodio deve rappresentare un segnale di pericolo per quello che potrebbe capitare se effettivamente tutti i servizi delle pubbliche amministrazioni dovessero, dal 28 febbraio 2021, essere accessibili solo tramite SPID.

L’associazione Comma 22 ODV chiede che venga ripensata la corsa verso l’obbligatorietà di SPID, che sta creando pesanti disagi agli utenti dei servizi pubblici, che devono poter scegliere lo strumento più semplice da usare: un primo passo sarebbe il rispristino del PIN INPS, anche per i nuovi utenti che non possono più richiederlo dal 1 ottobre scorso.