Cashback di Stato: una montagna di euro buttati

Di Comma22 | 9 Febbraio, 2021

Cashback di Stato: una montagna di euro buttati

Categoria: News

Dopo molte incertezze, l’8 dicembre scorso, in piena pandemia, è partito il cashback di Stato, annunciato con spot che invitano all’uso della cosiddetta <moneta elettronica>, carte bancomat e carte di credito. Le incertezze erano dovute alla palese contraddizione tra l’esigenza di contenere gli spostamenti per contrastare la pandemia e l’incentivazione degli acquisti direttamente presso i negozi fisici.

Come già visto in altre occasioni, l’esordio è stato disastroso: attese di ore per riuscire a entrare nell’app IO, procedura che si interrompeva senza essersi conclusa, almeno un paio di giorni prima che la situazione si stabilizzasse; la cosa più grave è che, siccome la stragrande maggioranza degli utenti ha usato lo SPID di Poste per provare a entrare nell’app IO e questo ha collassato, si è creato un blocco della maggior parte degli accessi a quelle pubbliche amministrazioni che hanno adottato SPID come unico sistema di accesso[1].

Subito dopo, l’ennesimo disservizio è stato liquidato come un inevitabile disguido di poco conto, come se reggere qualche centinaio di migliaia di accessi fosse un’impresa impossibile, e qualcuno ha subito parlato di “successo” dell’iniziativa, per il fatto che fossero state scaricate quattro milioni di app IO.

Comunque, conclusa la fase sperimentale del cashback di Natale è possibile tracciare un primo bilancio dell’operazione sulla base dei dati pubblicati sul sito dell’app IO.

Innanzitutto, dopo l’exploit dell’8 dicembre, con l’avvio del cashback, il numero di volte in cui l’app IO è stata scaricata è crollato, e, ad oggi, non ha ancora raggiunto i 10 milioni di download: peraltro il fatto che sia stata scaricata non significa che sia utilizzata, poiché ancor più velocemente una app può essere disinstallata. Se poi si passa a vedere quanti hanno aderito al programma cashback di Natale, si può verificare che il numero di persone che ha effettuato almeno una transazione valida è di 4.636.977, mentre quelli che hanno effettuato almeno le 10 transazioni valide necessarie per ottenere il rimborso è di 3.240.981: numeri decisamente risicati se si considera che secondo una indagine di Banca d’Italia gli strumenti di pagamento alternativi al contante sono presenti nell’80% delle famiglie italiane e tra carte di debito, di credito e prepagate sono in circolazione più di cento milioni di strumenti di pagamento elettronico. Né sembra che il livello di adesione alla procedura di cashback sia destinata a cambiare in maniera considerevole, se i dati relativi al 2021 registrano un incremento di non più di 30.000 nuove adesioni al giorno.

Ma l’aspetto più grave è che, sempre secondo Banca d’Italia, gli strumenti di pagamento elettronico sono distribuiti in misura proporzionale al reddito, al livello di istruzione, allo stato di occupazione, nonché maggiormente diffusi nelle regioni settentrionali rispetto al meridione.

Ora, i dati sull’adesione all’iniziativa fanno pensare che la maggior parte degli aderenti siano in realtà persone che già abitualmente utilizzano strumenti di pagamento elettronico in luogo del contante; inoltre, visto che più della metà degli acquisti avviene attraverso la grande distribuzione, l’impatto della misura sulla riduzione dell’evasione fiscale e dell’utilizzo del contante appare decisamente irrilevante.

Se si considera, infine, che a tale iniziativa sono state destinate risorse spropositate, per 4,75 miliardi di euro per il 2021 e 2022, appare quanto mai auspicabile un ripensamento dell’iniziativa.

[1] Anche da queste vicende si può avere una idea di quello che potrebbe succedere se davvero SPID diventasse mai il sistema unico di accesso ai servizi online delle pubbliche amministrazioni.